Figli dell’immensità
Che discendono dai labirinti della mente
Planando sopra boschi umani
Di cuori indomiti frementi;
Che vibrano solitari
Davanti a mari neri
E ascetiche profezie sulfuree ;
Che bramano la distruzione
Dietro la montagna
Chinandosi sugli abissi;
Che anelano gli ultimi sussulti di vita
Dietro ai silenzi di gloria
E al fumo nero della rivoluzione;
Che dissipano fieri
La vanità dei loro sogni
Dietro ai calici, le dame e le tecnocorti;
Che intonano canti di rivolta
E li disperdono negli specchi
Come il seme e le droghe;
Che vagano incerti nella notte
Come febbrili residui pirici
Soffocati dagli idranti del re;
Che aspettan con ansia
Lo strepitio della festa e
L’eruzione dei vulcani cranei;
Che stanno ancora immobili
Mentre continuano a danzare
Trascinati dal torbido vento dell’Ovest;
Che sempre li rende inquieti
Ma mai li posa, o riposa.